Fiabe popolari svedesi/2: “Har du tittat i min ask?” – “Hai guardato nella mia scatola?”

Illustrazione di Einar Norelius da Svenska folksagor

Eccomi con un nuovo racconto(che ho tradotto pari pari) della tradizione popolare svedese. Questa fiaba era diffusa nella zona di Roslagen, poco a nord di Stoccolma.

“HAI GUARDATO NELLA MIA SCATOLA?”

C’era una volta un contadino che aveva un moglie e tanti figli, e che inoltre era molto povero. Aveva già venduto le sue ultime mucche e tutto ciò che possedevano ad eccezione dei vestiti che indossavano, per comprare il cibo; e il fienile era vuoto e la casetta con le provviste anche.
Dopo un po’ che avevano sofferto la fame e il contadino non sapeva più che pesci pigliare, disse un giorno alla moglie:
“Se sei d’accordo con me, Maja, prendo uno dei bambini e lo vendo. Qualcosa mi daranno e così almeno per questa volta non moriremo di fame”.
“Sì, penso proprio che tu sia obbligato a farlo allora”, disse la povera moglie.
“Allora prendo la figlia più grande ha un aspetto più roseo e più pieno. Nessuno mi darebbe mai qualcosa per gli altri pallidi e magri poveretti”.
“E allora dovrai fare così”, rispose la moglie sospirando.
L’uomo prese la figlia maggiore con se e andò lungo la strada. Quando ebbero percorso un tratto incontrarono una vecchia molto molto vecchia, che chiese dove fossero diretti.
“Sì, sto andando a vendere mia figlia, perché sono così povero e a casa non abbiamo nulla da mangiare”, rispose il contadino.
“La compro io”, disse la vecchia “Ma non è una cosa da cristiani vendere la propria figlia perciò non avrai né argento né oro per lei. Ma quando arriverai a casa vai nella stalla e metti questi zoccoli di mucca nel recinto! Poi vai su nel fienile e metti questo filo di fieno! Poi vai nel magazzino e metti questo filo di paglia e poi vai nella dispensa e nella cassa metti questa rapa che ti do, e poi metti questi chicchi di grano uno in ogni cassa per  il grano! E nella casetta dove tenete i vostri vestiti devi mettere un foglio per ogni chiodo! E in casa devi appendere un osso per ogni chiodo nel tetto!”.
La vecchia prese le cose di cui aveva parlato dal suo cestino e le diede all’uomo, prese la bambina per mano e se ne andò.
Quando l’uomo arrivò a casa andò nella stalla, nel fienile, nel magazzino e nella dispensa e fece ciò che la vecchia gli aveva detto di fare. E solo quando ebbe fatto tutto andò da sua moglie.
“Allora, quanto ti hanno dato per la ragazza?” chiese.
“Non ho avuto nulla ancora” rispose l’uomo. “Vediamo cosa ci sarà domani”.
Quando arrivò il giorno dopo, l’uomo svegliò la moglie e le disse:
“Non vai nella stalla?”
“Che cosa devo andare a fare là?” disse la donna. “Devo andare a vedere un recinto vuoto?”
“Ma non senti le mucche muggire?” chiese l’uomo.
Allora la moglie si spaventò e gli domandò se sapeva come erano arrivate lì.
“Ah, certo che lo so”, disse l’uomo. “Vai Maja, e dà loro da mangiare! Di cibo è pieno il fienile”.
La moglie credeva che suo marito fosse ammattito.
Ma quando lui raccontò come erano andate le cose, divenne così felice che corse fuori dal letto e disse:
“Se è vero che abbiamo la stalla piena di mucche, il fienile  pieno di mangime, il magazzino pieno di carne e maiale in cambio della ragazza, allora dovresti prendere anche gli altri bambini e vendere anche loro”.
“No”, rispose l’uomo “è già stata una disgrazia il fatto che il bisogno ci abbia costrette a vendere la nostra figlia maggiore. E poi devi sapere che ora ne abbiamo a sufficienza per mangiare e vestire sia  noi stessi che i bambini.
Guarda nella casetta dove teniamo i vestiti mentre fai nella stalla, così vedrai che ci sono più vestiti di quanti tu ne abbia bisogno! E di carne di manzo e maiale e semi e rape sono pieni il magazzino e la dispensa. Quindi considerati soddisfatta e anche molto, Maja!”.
E vissero così felici e contenti per tutta la vita.

*********

Ma la povera bambina aveva seguito la vecchietta a casa. E la vecchia era gentile e assolutamente buona nei suoi confronti. Tutto ciò che la ragazza vole va le veniva dato. E anche lei cercava di essere d’aiuto alla vecchina. Cantava per lei tutte le canzoni che aveva imparato, si occupava dei pulcini, filava ed era diligente e gentile.
Un giorno la vecchina le disse:
“Devo partire per alcuni giorni, e resterai da sola a casa. Sii brava con gli animali! Quanto al resto dovrai arrangiarti da sola e potrai fare quello che vuoi. Ma nella mia scatola non dovrai guardare, capito!”
Ma quando la vecchina fu partita, la ragazza non poté fare a meno di aprire la scatola e guardarci dentro. Ma rimise immediatamente il coperchio, e si occupò poi con attenzione delle galline e delle anatre della vecchia e di tutti glia altri animali, filò diligentemente, e mise in ordine nella casetta ogni mattina e anche i pomeriggi.
Quando poi la vecchia tornò a casa, lodò la ragazza per il fatto di essere stata così diligente e precisa. Ma poi socchiuse gli occhi con uno sguardo severo e chiese:
“Hai guardato nella mia scatola?”
“No”, rispose la ragazza tremando.
“Non hai sbirciato nella mia scatola?” chiese nuovamente la vecchia.
“No”, rispose la ragazza, “non l’ho toccata”.
E per la terza volta la vecchia disse:
“Dimmi la verità, ragazza! Hai sbirciato nella mia scatola?”
“No”, rispose la ragazza, “non ci ho guardato dentro”.
Allora la vecchia le diede uno schiaffo sulla bocca e le disse:
“Per prima cosa perderai il tuo scopo perché hai mentito, e poi te ne starai nel bosco perché non sei stata ubbidiente!”
E in quel preciso istante la povera ragazza si ritrovò muta e senza scopo in un bosco grande e buio.
Dopo aver camminato per  parecchio tempo senza saper dove andare, senti le grida di un cacciatore e l’abbaiare dei cani, e ben presto passò a cavallo un folto gruppo di persone, e guidava a cavallo la schiera il re in persona. Quando vide la bella ragazza sola nel buio della foresta, si formò e le chiese chi fosse. Ma per quanto il re le potesse chiedere, non ottenne risposta alle sue domande. Da principio pensò che non osava rispondere per la timidezza, ma tramite dei gesti lei gli fece capire che non era in grado di parlare. Il re ordinò dunque alla sua scorta di portarla nel giardino reale. E gli piacque talmente tanto che la prese come regina.
Dopo che erano sposati da un anno o giù di lì, la regina partorì un figlio. Ma il mattino dopo il bambino era sparito, e l’unica cosa che rimaneva accanto alla regina del piccolo principe era un mignolino insanguinato. E piano piano si sparse la voce che la regina aveva mangiato il proprio fuglio. Quando la notizia arrivò alle orecchie del re, se la prese a male. Ma la sua regina gli era così cara, che non voleva farle del male, anche se le voci fossero state veritiere.
L’anno dopo la regina diede alla luce un altro figlio. Ma le cose andarono come la volta precedente: Il mattino dopo il bambino era sparito, e la regina giaceva addormentata con il dito mignolo del bambino insanguinato in bocca.
Ora nessuno poteva pensare che le voci non fossero vere, e quando la cosa venne raccontata al re, si arrabbiò tantissimo e disse:”Anche questa volta la voglio perdonare; ma dovesse succedere una volta ancora dovrà morire”.
Ma il terzo anno, quando la regina partorì il suo terzo figlio, anda nello stesso modo delle volte precedenti: Tutti quelli che avrebbero dovuto vegliare durante la notte si addormentarono, e al mattino il bambino era sparito, e rimaneva solo il suo mignolo insanguinato nella bocca della regina. Allora il re divenne profondamente addolorato, tanto che la sua tristezza superava la sua rabbia. Ma aveva dato la sua parola di re, e la regina doveva morire.
E lontano lontano in un boschetto di betulle innalzarono una costruzione con una tettoia piatta; una larga scala portava lassù, e tutto era rivestito con panno nero. Una folla di guerrieri fu schierata, e lassù c’era il boia con la sua lucente scure. Lì fu portata la regina, e al suo fianco camminava un prete. Ma il re rimase in casa a portare il lutto. Ma quando la regina venne portata su per le scale improvvisamente, sorprendendo tutti, lanciò un urlo di gioia, poiché in cima alla costruzione c’era la vecchina con in grembo i tre figlioletti della regina.
La vecchina le chiese:
“Hai guardato nella mia scatola?”
Allora la bocca della regina si aprì per rispondere:
“Sì, l’ho fatto.”
“Allora, visto che hai ammesso la tua menzogna”, disse la vecchietta, “potrai vivere e raggiungere ancora il tuo scopo. E qua puoi riavere i tuoi tre figli. Sono stata io a portarteli via ed a lasciare solo il loro mignolino. Lo vedi che sono senza”.
E non appena la vecchina ebbe detto queste parole, sparì.
Ma la folla di gente tornò in città in giubileo insieme alla felice principessa e ai suoi tre figli. Il re sentì con stupore le grida di giubilo. La sua felicità allorquando vide i suoi tre figli non si può descrivere, e fu ancora più felice di poter avere ancora con sè la regina che ora riusciva a parlare ed era in grado di raccontargli la sua storia. La costruzione nera fu abbattuta, e il boia per quella volta non ebbe nulla dare.
Ma il re e la regina vissero felici per molti anni.

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2 Comments

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2 Responses to Fiabe popolari svedesi/2: “Har du tittat i min ask?” – “Hai guardato nella mia scatola?”

  1. Immagino che all’interno del libro ci siano altre bellissime illustrazioni. 🙂

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