Poesia svedese: Karin Boye

Karin Boye som ung

Karin Boye som ung

Karin Maria Boye (Göteborg 1900 – Alingsås 1941), è soprattutto conosciuta come poetessa ma fu anche scrittrice di romanzi, novelle e articoli e pittrice.

Nata nel 1900 a Göteborg da  una famiglia benestante (il padre Carl Fredrik “Fritz” Boye era ingegnere civile) mostrò sin da giovane la sua inclinazione per la scrittura. Nel 1909 la famiglia si trasferì a Stoccolma, dove frequentò il Liceo, e dove  ricevette il suo primo premio per un racconto e nel 1915  a Huddinge, in un quartiere appena costruito immerso nella natura. Qui cominciò a scrivere le liriche giovanili, novelle e pezzi teatrali.

In un campo estivo cristiano nel 1918 incontrò Anita Nathorst, di otto anni più grande, figura di fondamentale importanza nella vita di Karin. Anita aveva studiato teologia e scienze umanistiche all’Università di Uppsala e divenne grande amica di Karin nonché oggetto del suo amore omosessuale tuttavia mai ricambiato (si trovava a Göteborg proprio per assistere lei, morente di cancro, quando si tolse la vita).

Nel 1920 Karin prese la maturità e nel 1921 fece l’esame per ottenere l’abilitazione all’insegnamento. Si trasferì poi a Uppsala per studiare greco, lingue nordiche e storia della letteratura.

Debuttò come poetessa nel 1922 quando pubblicò la raccolta di poesie Moln (Nuvole), meditazioni su Dio, sulle carenze della vita e sul suo stesso futuro.

Nel 1927 entrò a far parte della redazione del periodico pacifista  Clarté e viaggiò parecchio.Visitò l’Unione Sovietica nel 1928, la Germania (Berlino) nel 1932-1933 e la Grecia nel 1938. Durante la permanenza a Berlino prese la decisione di affrontare la sua omosessualità in modo più aperto rispetto al passato. Il matrimonio con Leif Björk che aveva sposato nel 1929 naufragò defintivamente in quegli anni e quando tornò in Svezia era, a detta degli amici, decisamente cambiata. Dopo poco invitò una giovane donna ebrea di origini tedesche Margot Hanel che aveva incontrato a Berlino e che visse con lei fino alla sua morte (questo in un’epoca in cui l’omosessualità era ancora un reato in Svezia).

Karin era da tempo consapevole della sua inclinazione omosessuale o bisessuale ma faticava ad accettarla,non si parlava apertamente di omosessualità allora (un argomento considerato un tabù). Già negli scritti della sua adolescenza spesso identificava se stessa come uomo e la sua inclinazione omosessuale generò in lei sempre grossi conflitti interiori.

Una delle sue poesie più conosciute è “Ja, visst gör det ont när knoppar brister” (Certo che fa male quando i boccioli si schiudono) della raccolta För trädets skull (Per il bene dell’albero) di cui metto testo e traduzione in italiano qui sotto.

Karin si suicidò nell’aprile del 1941 per ingestione di sonniferi. Negli ultimi mesi, secondo il racconto degli amici ed in base ai suoi ultimi scritti, i suoi sentimenti di tensione rispetto alla vita avevano portato ad una una sempre maggiore instabilità mentale. Il suo corpo senza vita fu trovato in prossimità di una grosso masso a nord di Alinsgsås (vicino a Göteborg) dove era andata per assistere l’amica Anita Nathorst morente (morì nell’agosto dello stesso anno). Un mese dopo il suicidio di Karin anche la fedele amica Margot Hanel si tolse la vita.

Knoppar

JA VISST GÖR DET ONT 

Ja visst gör det ont när knoppar brister.
Varför skulle annars våren tveka?
Varför skulle all vår heta längtan
bindas i det frusna bitterbleka?
Höljet var ju knoppen hela vintern.
Vad är det för nytt, som tär och spränger?
Ja visst gör det ont när knoppar brister,
ont för det som växer
och det som stänger.

Ja nog är det svårt när droppar faller.
Skälvande av ängslan tungt de hänger,
klamrar sig vid kvisten, sväller, glider
– tyngden drar dem neråt, hur de klänger.
Svårt att vara oviss, rädd och delad,
svårt att känna djupet dra och kalla,
ändå sitta kvar och bara darra
– svårt att vilja stanna och vilja falla.

Då, när det är värst och inget hjälper,
Brister som i jubel trädets knoppar.
Då, när ingen rädsla längre håller,
faller i ett glitter kvistens droppar
glömmer att de skrämdes av det nya
glömmer att de ängslades för färden
– känner en sekund sin största trygghet,
vilar i den tillit
som skapar världen.

CERTO CHE FA MALE

Certo che fa male quando i boccioli si schiudono.
Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perché dovrebbe tutta la nostra bruciante nostalgia
restare legata al pallido e amaro gelo?
Eppure il bocciolo fu involucro per tutto l’inverno.
Che cosa c’è di nuovo ora che intacca e preme?
Certo che fa male quando i boccioli si schiudono,
male a ciò che cresce
e a ciò che racchiude.

Certo che è difficile quando le gocce cadono.
Tremanti d’inquietudine stanno sospese, pesanti
si aggrappano al ramoscello, si gonfiano, scivolano
– il peso le trascina giù, per quanto cerchino di aggrapparsi.
Difficile essere incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il baratro che attira e richiama
e tuttavia restare lì e solamente tremolare
– difficile voler restare e volere cadere.

Allora, quando il peggio è arrivato e più niente aiuta,
si schiudono esultando i boccioli dell’albero.
Allora, quando non c’è più il timore che trattiene,
le gocce sul ramoscello cadono scintillando,
dimenticano la vecchia paura del nuovo
dimenticano l’apprensione passata per il viaggio
– sentono per un attimo la loro più grande sicurezza,
riposano in quella fiducia
che crea il mondo.

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Il sito ufficiale di Karin Boye (in svedese) è questo:
http://www.karinboye.se/index.shtml

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5 Comments

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5 Responses to Poesia svedese: Karin Boye

  1. Lorenzo Donati

    Della Boye in edizione italiana è purtroppo esaurito il volume Poesie (con testo originale a fronte) a cura di Daniela Marcheschi, Le Lettere, 1994. E’ invece reperibile il romanzo Kallokaina, Iperborea, 1993, pagine 228, euro 12,50: a questo link un’ampia recensione tratta da L’Indice dei libri del mese
    http://www.ibs.it/code/9788870910346/boye-karin/kallokaina.html

  2. Grazie per aver segnalato questa autrice. Non la conoscevo, ma dal tuo post mi è sorta la curiosità di cercarne le opere.

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