Ecco un altro di quei dolci con un sacco di nomi. Un tempo queste praline si chiamavano Negerbollar ma da qualche anno questo termine non si usa più perché considerato razzista, pertanto adotterò la scrittura corrente in Svezia ossia N*bollar.
Ah … se ce la fate ad arrivare alla fine del post trovate anche la ricetta!
In particolare non si usa più nei ricettari e nei menu delle pasticcerie dove si preferisce il “politicamente più corretto” Chockladbollar.
Una pasticceria di Sjöbo chiamò le palline “negerboll” e per questo fu denunciata nel 2003 al “Ombudsmannen mot etnisk diskriminering” (Il difensore contro le discriminazioni etniche). La pratica fu archiviata poiché il denunciante non veniva offeso personalmente ma con una nota di raccomandazione in base alla quale il termine non deve essere usato sia perché obsoleto sia perché facilmente collegabile a sentimenti razzisti riguardo la schiavitù, l’oppressione e la mancanza di rispetto.
L’argomento è ancora molto vivo ed acceso.
Rimando qui ad un post (in svedese) ospitato da un blog svedese (LINK) che spiega bene le ragioni del perché non bisogna usare la parola N*r.
Ecco una canzone scritta e cantata dal cantautore svedese Erik Vilde nel 2007.
E’ molto divertente e vi sconsiglio di ascoltarla (* ) leggendo il testo che pubblico con testo a fronte della traduzione in italiano.
(*) Il video (molto carino) in cui Vilde canta è stato rimosso da YouTube in tutte le sue versioni. Immagino l’autore abbia avuto problemi con la canzone. Accontentatevi di leggere il testo!
Stackars lilla negerboll
|
Povero piccolo negerboll,
|
* * * * * | |
Sunes farsa kallar den för wienerbread
|
Il padre di Sune lo chiama winerbread (* v. nota)
|
* * * * * | |
Och det har det alltid gjort
|
Ed è sempre stato così,
|
* * * * * | |
Ann-sofie höll på att dö en dag på café
|
Ann-Sophie un giorno stava per morire in un café
|
* * * * * | |
Och hon lyckades faktiskt säga “Chokladboll tack”
|
Ed effetivamente le riuscì di dire “Chokladboll, grazie”
|
* * * * * | |
Men Hassan han tar bollen och går
|
Ma Hassan prende la pallina e se ne va
|
* * * * * | |
Men ni ser ju hur förvirrad hon blev
|
Ma vedete anche voi quanto era in confusione
|
* * * * * | |
Ja, det heter Negerboll
|
Sì, si chiama Negerboll
|
* * * * * |
(* nota) Il padre di Sune sostituisce casualmente il gestore di un chiosco, quando arriva una squadra di basket ed ordina un caffé ……
Vi rimando a quest’altro esilarante link. Guadatelo perché è in inglese ed il senso è molto chiaro. E’ tratto da una commedia svedese Sunes sommar del 1993 di Stephan Apelgren con Peter Haber, Carina Lidbom e Andreas Hoffer.
Tornando alla ricetta:
si tratta di praline di cioccolato al cocco veramente semplici da preparare. Non ci vogliono più di 15 minuti!
La ricetta ha diverse varianti ed a seconda dell’ingrediente principale cambia anche nome. Se le praline vengono immerse nel marzapane (verde) si chiamano Dammsugare. In questo caso però i fiocchi d’avena sono sostituiti da bricciole di biscotti.
Nel mio caso le ho rivestite di scaglie di cocco, quindi si chiamano kokosbollar.
Ingredienti per circa 18 praline:
- 2,5 dl fiocchi di avena
- 1 dl zucchero
- 3 cucchiai cacao in polvere
- 1 cucchiaino zucchero vanigliato
- 100gr burro (io uso quello danese non salato)
- 4 cucchiai caffè freddo
- scaglie di cocco
Preparazione:
– Mischiate tutti gli ingredienti facendo attenzione a non lasciare grumi di burro.
– Fate delle palline (non troppo grandi eh!) con le mani.
– Rotolate le palline nelle scaglie di cocco (oppure granelle di zucchero colorato, nocciole o mandorle tritate).
– Raffreddate le palline in frigorifero prima di servirle.
In Svezia sono molto comuni soprattutto nei caffé.
____________________________________________________ | ||
ARTICOLI CORRELATI: |
||
Sempre post molto allegri e allo stesso tempo “profondi”…..Grazie !!
Una domanda: ma i Wienerbread o wienerbrød non sono tutt’altra cosa ?
Ciao Lorenzo,
certo che sono diversi!
E’ il padre di Sune che non osa dire Negerboll al giocatore di basket e allora dice wienerbread .. dicendo ovviamente una cosa sbagliata.
Ciao
Ovviamente ho capito tutto della canzone. Carino sentire come si perde il suono dello Svedese nella canzone. Non lo avrei mai riconosciuto.
Quanda cagnara per un nome…..antico! 😉
Bell’articolo, gastronomia e “folklore” insieme.
Sì, un sacco di storie per un nome. Ma così sono gli svedesi.
Ciao