La nostra pappa al latte di Natale,
ancora avuto non abbiamo,
ma colui che attende qualcosa di buono
troppo a lungo attendere non dovrà .
Questo è un post “corale” a cui hanno collaborato in tanti.
Per la traduzione di “gröt” ho chiesto un “aiuto da casa” alla comunità svedese in Italia e ne è uscito “pappa”, “pappone”, “zuppa” (Göran e Ann-Louise), “poltiglia” (Lena), “sbobba” (Anette). Nonostante trovi “pappone” una definizione interessante (se non altro per il significato ambiguo), fedele alla mia prima traduzione, lo chiamerò “pappa al latte” anche se poltiglia e sbobba al latte le trovo altrettanto stimolanti!
Per le foto ringrazio Raffaella Ria che si è prestata a cucinare la “pappa”, sottoponendo la sua famiglia alla “prova di degustazione”.
Per la correzione delle bozze ringrazio infine il mio correttore ufficiale di bozze Lorenzo (nonché autore delle rassegne stampa del blog) che sono certa troverà (come sempre) qualche errore da correggere!
Inoltre sposo in pieno il sottotitolo proposto da Ingrid
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Pappare o non pappare?
Julgröten (il dolce al riso e latte) è stato associato in passato alla magia e molte delle credenze sono state tramandate fino ai giorni nostri.
La promessa sposa
Una credenza su tutte quella relativa alla ragazza fortunata che avrebbe trovato la mandorla nel suo piatto: si sarebbe sposata entro l’anno. Se tutte le donne della casa erano già sposate in alternativa ricevevano un regalo. Ma la cosa poteva anche farsi più interessante perché se la mandorla era amara la sfortunata che la trovava nel piatto poteva scordarsi di trovare un corteggiatore che l’avrebbe sposata nell’anno a venire (resta da capire come fosse possibile che la mandorla finisse sempre nel piatto di una donna … sicuro qualche “magheggio” lo facevano).
Il folletto del giardino corrotto con il dolce al riso
Nelle zone rurali era obbligatorio offrire il dolce al latte al folletto del giardino. In questa maniera si sperava di ingraziarselo per l’anno a venire. Inoltre nelle campagne erano molto attenti a non finire il dolce al latte prima della vigilia perché ciò avrebbe portato male.
Dalla pappa all’avena a quella di riso
E’ difficile dire a quando risalga la tradizione del riso al latte a Natale ma di sicuro è uno dei cibi più vecchi che si conosca nella tradizione culinaria del Nord.
Un tempo si cuoceva la pappa con l’avena o la segale, ingredienti comuni nelle case contadine e solo nel passato più recente è diventato di uso comune il riso, soprattutto tra coloro che avevano maggiori disponibilità economiche. Spesso per renderlo ancora più gustoso si aggiungevano panna, uova e burro. L’aggiunta della cannella è invece una “invenzione” moderna.
Le rime attorno al tavolo
L’usanza di mettere una mandorla, spellata in modo che fosse quasi invisibile, nel piatto e quella di declamare rime associate alla pappa di Natale risale presumibilmente alla fine del 1800.
Declamare versi seduti attorno al tavolo era una sorta di gara secondo cui i commensali, in ordine di seduta recitavano dei versi. Un verso non poteva essere ripetuto due volte.
Tra le famiglie contadine le rime avevano spesso una valenza sociale, altre volte ancora vagamente erotica ma quando anche le famiglie borghesi cominciarono a fare questo”gioco” il contenuto dei versi divenne più “gentile”.
Ecco alcune rime (traduco “gröt” con “pappa”):
Farfar har varken sked eller tänder
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Il nonno non ha né cucchiaio né denti
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Gröten är brun eller vit
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La pappa è marrone o bianca
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Tappa inte gröt på din arm
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Non perdere la pappa sul tuo braccio
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Gillar djuren gröt
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Se agli animali piace la pappa
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Att gröta eller inte gröta
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Pappare o non pappare,
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Har ingen på dig eller gröten koll
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Se nessuno bada e te o alla pappa
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Ute är det väldigt kallt
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Fuori fa molto freddo,
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I din byxa skall du inte hälla gröt
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Non devi versare la pappa nelle tue mutande
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Ät gröt
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Mangia la pappa
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La bambola di porcellana al posto della mandorla
A volte la tradizione della mandorla veniva sostituita da altre.
Alla fine del 1800 ed ancor più negli anni 1920-1930 divenne comune sostituire la mandorla con una piccola bambola in porcellana della dimensione di circa 2 cm chiamata “grötdocka”.
Il senso era comunque lo stesso, trovare la bambola nella pappa significava fortuna e matrimonio entro l’anno.
Se volete saperne di più leggete (in svedese) il libro di Sigurd Hansell “Gröt från A till Ö” che si trova però solo usato qui: BOKBÖRSEN
Oppure (sempre in svedese) il libro di Lena Kättström Höök “God Jul” qui: BOKUS
La ricetta per preparare la Pappa al riso per il folletto del giardino.
Cuocete la pappa di riso a temperatura molto, molto bassa altrimenti si brucia facilmente.
Usate il riso originario, dal chicco piccolo e tondo, rilascia molto amido in cottura, è il così detto “riso da minestra”, ma oggi si usa in Italia sopratutto per preparare i dolci e gli arancini di riso.
Non usatelo per il risotto, se non volete che assomigli alla pappa del cane!
Ingredienti
Per la cottura:
- 1 1/2 dl riso originario (quello a chicchi tondi)
- 3 dl acqua
- 1/2 cucchiaio da the di sale
- 7-8 dl latte (oppure 5 dl latte e 3 dl panna)
- 1 stecca di cannella
- eventualmente zucchero
Per l’accompagnamento
- latte
- cannella macinata
- una mandorla
- ev. del burro
Preparazione
1 – Versate il riso l’acqua e il sale in una pentola.
2 – Portate ad ebollizione rigirando.
3 – Coprite con un coperchio e lasciate sobbollire per 10 minuti circa a bassa temperatura.
4 – Aggiungete il latte ed una stecca di cannella.
5 – Continuate a girare e portate nuovamente ad ebollizione.
6 – Diminuite il calore e lasciate sobbollire a temperatura bassa per 40 minuti con il coperchio (magari lasciate una piccola apertura così non fuoriesce dalla pentola). Rigirate qualche volta.
7 – Se il composto dopo 40 minuti è troppo liquido lasciate sobbollire a temperatura bassa per altri 10-20 minuti.
8 – Assaggiate ed aggiungete eventualmente dello zucchero.
9 – Servite con latte e cannella, se volete una noce di burro. Eventualmente addolcite con miele.
E non dimenticate!
…. di mettere una ciotola in giardino per il folletto,
…. di aggiungere una mandorla spellata nella pentola.
Sei fantastica,
nei tuoi racconti traspare sempre l’amore che provi per la Svezia,
e la passione che trasmetti e’ contagiosa ….quanta nostalgia ho!!!
Buon Natale …….Bruna
Ciao Bruna,
grazie mille!
Mi fa proprio piacere.
God Jul!
Grazie Laudie per la nomina !
conoscevo l’usanza della mandorla ma pensavo che desse diritto solo ad un regalo…
Beh,
uno sposo è un buon regalo 🙂
Grazie per le correzioni!
Ciao
venire a trovarti, soprattutto in questo periodo, è veramente come entrare in un luogo magico e che dire, questa ricetta sa di natale e la frase conclusiva del post è stupenda! Grazie!
Grazie Helga,
sei sempre benvenuta!
Ciao e God Jul!